Lettera al Presidente Maroni: il PAI è compito esclusivo del medico di famiglia
Egregio Presidente,
voglia cortesemente prendere in esame quanto segue.
Delibera X-6164 del 30.01.2017
La legge regionale di riforma del sistema sanitario lombardo prevede al comma d) dell’articolo 2 la “separazione delle funzioni di programmazione, acquisto e controllo da quelle di erogazione, svolte dal vertice dell’organizzazione dell’articolazione territoriale del SSL”.
Nella delibera X-6164 del 30.10.2017 è stata fatta una suddivisione dei bisogni della persona in cinque livelli; I cittadini appartenenti a livelli 1, 2 e 3 dovranno sottoscrivere un patto di cura con il gestore che li prenderà in carico.
La presa in carico avviene attraverso il PAI, il piano assistenziale individuale. “Il PAI è un documento di sintesi del programma annuale di diagnosi e cura, attraverso il quale il medico responsabile della presa in carico documenta la tipologia e cronologia degli interventi diagnostico-terapeutici necessari alla persona sulla base del quadro clinico. Il Medico di Medicina Generale può eventualmente integrare le informazioni contenute nel PAI, provvedendo a darne informativa al Gestore, ma non modificarlo essendo la responsabilità del PAI in capo al Gestore”.
I gestori sono quindi nello stesso tempo i soggetti che predispongono il PAI, cioè la programmazione delle attività di presa in carico, e gli erogatori delle attività di presa in carico programmate nel PAI, in evidente difformità da quanto previsto nel già citato comma d) dell’articolo 2 della legge 23/2015, che prevede invece la separazione fra le funzioni di programmazione e quelle di erogazione.
Inoltre, poiché al gestore verrà corrisposta una remunerazione a budget in funzione delle classi di patologia, nel momento in cui esso è il soggetto che predispone il PAI, un incremento del margine di guadagno potrebbe essere ottenuto attraverso la contrazione delle prestazioni socioassistenziali e sanitarie previste nel documento.
La compilazione del PAI sulla base di indicazioni regionali non è una condizione di garanzia per la tutela della salute del cittadino; se così fosse infatti basterebbe utilizzare un PAI precompilato dalla Regione e non ci sarebbe bisogno di un medico per redigere il documento.
Infine la compilazione del PAI da parte del gestore esautora il medico di famiglia da funzioni e compiti previsti dall’ACN. In particolare l’art. 13 bis prevede che il medico di famiglia assume il governo del processo assistenziale relativo a ciascun paziente in carico e che ciò costituisce responsabilità individuale del medico.
L’unica soluzione per fornire adeguate tutele alla salute dei cittadini ed evitare un contenzioso legale davanti al TAR di cui il SIMET si farà senza ombra di dubbio carico è che la compilazione del PAI sia affidata al medico di famiglia che, per i motivi sopra esposti, non potrà assumere compiti di gestore.
Il tale modo si ristabilisce la correttezza della filiera assistenziale: il medico di famiglia compila il PAI, il cittadino sceglie il gestore che lo prenderà in carico sulla base delle indicazioni contenute nel PAI, l’ATS controlla che medico di famiglia e gestori si siano adoperati nel modo corretto con il fine ultimo di garantire al cittadino la soluzione più idonea alla gestione delle sue patologie croniche.
Regione Lombardia e Medicina Generale: quindici anni di sindacalismo fallimentare
Con la delibera regionale del “GOVERNO DELLA DOMANDA” nella quale si consente la presa in carico di pazienti cronici e fragili ad “erogatori” privati, si compie in Lombardia un ulteriore passo verso lo smantellamento del Sistema Sanitario Regionale pubblico.
Nel contesto di questo cambiamento epocale, favorito dal comportamento complice del Governo presieduto all’epoca dei fatti da Matteo Renzi che non solo non si oppose alla legge 23/2015 ma le conferì anche la patente di “sperimentale”, si registra l’ulteriore perdita di ruolo del medico di Medicina Generale, da tempo considerato dai governanti regionali come figura non più al centro del progetto di salute dei cittadini ma marginale e forse persino dannosa.
La perdita di ruolo del medico di famiglia è iniziata nel 1999 con la sottoscrizione, da parte di FIMMG e SNAMI, di un accordo integrativo regionale che prevedeva l’equiparazione tra rapporto ottimale e massimale. Anziché promuovere politiche sindacali finalizzate ad ottenere un incremento dei fondi destinati alla Medicina Generale, si scelse di incrementare le retribuzioni diminuendo il numero dei medici sul territorio. La politica “dell’assistito garantito”, terminata nel 2007 grazie ad un ricorso al TAR che decretò l’illegittimità dell’accordo, ha prodotto diversi danni, tra cui l’incremento dell’età media conseguente al mancato ingresso nella medicina di famiglia di un notevole numero di medici giovani. Oggi la carenza dei medici di famiglia prevista nei prossimi anni “preoccupa” quegli stessi sindacati artefici, insieme a Regione Lombardia, del problema.
Negli anni successivi sempre SNAMI e FIMMG si resero protagonisti di una battaglia tesa ad obbligare le strutture pubbliche e private accreditate ad utilizzare i ricettari del SSR per la prescrizione di esami e non solo. Se da una parte è vero che in tale modo si rendeva possibile individuare i responsabili della spesa sanitaria, dall’altra è innegabile che nello stesso tempo la medicina generale ha abdicato al ruolo di governo della domanda, che oggi viene assegnato a soggetti terzi.
Infine il CREG. Il progetto sin dalla sua nascita nei documenti di Regione Lombardia non nascondeva le insidie ed il disprezzo per la Medicina Generale che veniva ritenuta inadeguata alla presa in carico per i pazienti cronici. Nonostante l’avversione dichiarata di tutti i restanti sindacati, la FIMMG decise di sostenere l’iniziativa aprendo di fatto la strada alla tariffazione a budget delle patologie croniche che costituisce l’architrave sui cui si basa la legge 23/2015.
Quindici anni in cui la Medicina Generale in Lombardia è diventata marginale nei processi di governo di salute dei cittadini e in cui i medici di famiglia si sono progressivamente impoveriti, fino a diventare tra i peggio pagati d’Italia.
FIMMG e SNAMI insieme superano l’80% delle deleghe sindacali, e quanto più grandi sono i numeri tanto più grandi sono le responsabilità delle scelte che hanno portato all’attuale situazione.
Ma come può in questo scenario a tinte fosche il medico di famiglia recuperare il suo ruolo senza essere costretto ad aderire a cooperative di dimensioni sempre più ampie quali quelle che necessitano per concorrere con i colossi privati della sanità lombarda?
Il recupero della nostra professionalità e del nostro ruolo passa attraverso il sostegno ad un erogatore pubblico di servizi, l’ASST.
Il medico di famiglia deve poter gestire la cronicità dei suoi assistiti compilando i PAI e collaborando attivamente con l’ASST che eroga i servizi previsti nel piano di cure, anche attraverso la creazione di una piattaforma informatica aziendale in cui i vari attori del sistema possono interagire, anche se in modo virtuale, 24 ore su 24.
Questa è la sfida futura alla quale la Medicina Generale in Lombardia non può in alcun modo sottrarsi se vuole recuperare la dignità che le compete.
Antonio Sabato
Giancarlo Testaquatra
Visite mediche in libera professione/intramoenia nelle strutture pubbliche pagando solo il ticket
A cura di Emilio Didonè e Pia Balzanini - Fnp Cisl Milano Metropoli
Accordo Integrativo Regionale 2017
Sottoscritto in dicembre 2017 in Regione Lombardia l'AIR 2017
CORSO DI MEDICINA PSICOSOMATICA ECM
Organizzato dall' ANEB (Associazione Nazionale di Ecobiopsicologia)
Milano, HOTEL DORIA
1ª giornata – Sabato 11/02/2017
"Aspetti clinici, psicodinamici e simbolico dell’apparato osteoarticolare I”
Programma
Dalle 09.00 / alle 10.00 Le malattie del rachide cervicale, dorsale e lombare (cervicalgia, lombalgia, sciatalgia)
Dalle 10.00 / alle 11.00 La spalla dolorosa, le patologie delle anche
Dalle 11.00 / alle 11.15 Intervallo
Dalle 11.15 / alle 12.15 Patologie delle ginocchia e del piede
Dalle 12.15 / alle 13.15 Turbe della motilità (il torcicollo spastico e il crampo dello scrivano)
Dalle 13.15 / alle 14.15 Pausa pranzo
Dalle 14.15 / alle 16.15 Casi clinici relativi alle patologie esaminate e amplificazione simbolica
Dalle 16.15 / alle 16.30 Intervallo
Dalle 16.30 / alle 17.30 Dibattitto e confronto