Riforma sanitaria lombarda: critiche anche dal coordinamento regionale degli Ordini della Lombardia
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Questa riforma piace solo alla Regione e alla FIMMG ....
La riforma sanitaria lombarda non piace nemmeno all'ANAO: "gli accorpamenti sembrano essere un’unica vasta operazione economico-politica di tagli e risparmi indiscriminati con prevedibili disfunzioni che ricadranno inevitabilmente su utenti e personale".
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Da QS del 29 giugno 2017
Si allarga il fronte della resistenza alla delibera regionale X-6551 sulla cronicità in Lombardia: anche Medicina Democratica, come SIMET, SNAMI e SMI, ricorre al TAR
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Da QS del 21 giugno 2017
A spiegare le ragioni del ricorso al Tar contro la delibera cronicità della Lombardia è Fulvio Aurora, membro del Movimento, ai microfoni di Radio Onda D’Urto. “La delibera è un modo per commercializzare ulteriormente la sanità. In Lombardia abbiamo molti ospedali privati, molti poliambulatori privati e la riabilitazione per gran parte privata. Intervenendo e privatizzando la medicina generale evidentemente il quadro si chiude e si va più velocemente verso un tipo di sistema sanitario basato sulle assicurazioni e non più sull’universalismo. La delibera, inoltre, non c’entra nulla con la legislazione sulla sanità in Italia”.
“Lo Stato – afferma ancora Aurora - ha una configurazione giuridica, ovvero ci sono delle leggi che vanno rispettate. C’è una relazione tra Stato e Regioni. Con la delibera la Lombardia ha invaso i compiti dello stato ma anche contraddetto la sua stessa legge 33 del 2015, che aveva stabilito una centralità del medico di medicina generale che ora, con la cosiddetta riforma, viene stravolta. Anche la legge nazionale 833/78 aveva stabilito come fondamentale la funzione e i compiti del medico di medicina generale, e questo è ribadito nella 502/92 e successive modifiche”.
“La Lombardia, con la delibera cronicità, compie un rovesciamento: chi si deve occupare della medicina generale sono sussidiariamente i medici di medicina generale, ma chi occupa davvero il posto della medicina generale sono i gestori, che sostanzialmente sono grandi cooperative di medici di medicina generale o dei grandi gruppi sanitari. Si utilizza la sanità come grande e nuova possibilità di affare”, ribadisce Aurora.
Sul ricorso a Tar da parte di Medicina Democratica è intervenuto l’assessore al Welfare, Giulio Gallera. “Il ricorso al Tar per la nostra delibera che definisce la presa in carico dei pazienti cronici rappresenta solo una posizione ideologica e faziosa. Regione Lombardia si è mossa e si sta muovendo nel pieno rispetto della legge attuando in maniera pedissequa quanto previsto dal 'Piano nazionale della cronicità'. Un ruolo straordinario viene dato alla medicina del territorio, su due milioni di cronici, infatti, priorità assoluta viene data ai medici di Medicina generale”, ha detto Gallera.
“Come più volte ribadito - ha proseguito l’assessore - Regione Lombardia ha sempre sottolineato l'importanza di attribuire un ruolo cardine al medico di Medicina generale, all'interno della riforma. Per questo motivo sarà lui a scegliere come aderire al nuovo sistema: in qualità di gestore, organizzandosi in forme associative, sotto forma di co-gestore, collaborando con i soggetti gestori, (in questo caso redige il Pai e sottoscrive insieme al gestore il 'Patto di cura'). A loro destiniamo ingenti risorse per gestire al meglio il paziente cronico. Nel caso non intenda partecipare alla presa in carico, potrà, in ogni caso, ricevere il Pai dal gestore scelto dal suo paziente, sul quale è chiamato a esprimere il proprio parere. Mentre avrà assoluta priorità nel caso in cui si candidi alla presa in carico”.
“La delibera regionale - ha spiegato l'assessore -, attua innanzitutto quanto previsto dal 'Piano nazionale della cronicità'. Abbiamo definito nello specifico il ruolo del 'Gestore' ovvero di chi sarà titolare della presa in carico dei pazienti cronici e o fragili e garantirà il coordinamento e l'integrazione tra i differenti livelli di cura ed i vari attori. Ribadisco che potranno essere gestori, le strutture sanitare e sociosanitarie accreditate e a contratto con il Ssl (Sistema sanitario lombardo), le cooperative di medici di Medicina generale, il medico singolo come co-gestore di una struttura accreditata e a contratto”.
“Attraverso il riordino della rete di offerta e la definizione delle modalità di presa in carico dei pazienti cronici e fragili - ha concluso Gallera - compiamo il passo decisivo per l'attuazione della legge di evoluzione del sistema socio sanitario regionale, un modello unico in Italia che migliorerà la qualità della vita ai cittadini lombardi garantendo nel contempo una maggiore appropriatezza delle cure e quindi della spesa. La delibera rispetta tutte le norme vigenti in materia, quindi nessun attacco alla sanità pubblica, anzi siamo certi che come sempre la Lombardia farà da apripista con scelte che verranno poi adottate da altre regioni”.
L'assessore Giulio Gallera: siamo stanchi di leggi nazionali che ci impediscono di utilizzare al meglio le nostre risorse.
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“Siamo stanchi - ha sottolineato Giulio Gallera - di leggi nazionali che ci impediscono di utilizzare al meglio le nostre risorse, di assumere il personale di cui necessitano i nostri ospedali, di ridurre i ticket sanitari o investire nel l'ampliamento delle nostre strutture ospedaliere. Chiediamo che vengano messi in campo modelli e modalità che consentano al sistema di mantenere il valore universalistico. E in questo si inserisce il tema del libero accesso a Medicina, per sopperire alla carenza di medici di Medicina generale, il percorso di accesso alle Specialità, come stabilisce l'articolo 22 del Patto della Salute, perché tutte queste problematiche stanno minando il valore universalistico della sanità e la capacità delle Regioni virtuose di metterlo in atto (QS del 5 giugno 2017)
Noi invece siamo stanchi di politiche che cercano di stornare risorse pubbliche a favore dei privati, finalizzate a scippare ai medici di famiglia i cittadini per farli gestire da “gestori” di dubbia utilità, e siamo fortemente grati alla legislazione nazionale che ci fornisce gli strumenti per impedire lo scempio della sanità pubblica in Regione Lombardia.
Vaccinazione antimeningococco: perchè non abbiamo sottoscritto l'accordo con Regione Lombardia
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Nel mese di aprile 2017 nel Comitato Regione per la MG ci è stato proposto un accordo che prevedeva la somministrazione della vaccinazione antimeningococcica in co-pagamento negli studi dei medici di famiglia.
L'accordo è stato sottoscritto solo dalla FIMMG.
Lo stesso accordo in questo periodo viene riproposto nel Comitato Aziendale della varie ATS; a Bergamo, in contrapposizione con lo SNAMI Regionale, quello locale ha sottoscritto l'accordo (in allegato).
Noi non abbiamo ritenuto di condividere una proposta che, lungi da essere dettata da un'emergenza di salute pubblica, era peraltro estremamente penalizzante per i medici di famiglia.
A scanso di equivoci è opportuno precisare che noi siamo favorevoli alle vaccinazioni senza se e senza ma.Per quanto riguarda quella contro la meningite, i dati (fonte Ministero della Salute) ci dicono che in Lombardia i casi registrati di MIB da meningococco nel trienno 2014-2016 sono i seguenti:
2014 | 2015 | 2016 |
45 | 34 | 30 |
I casi registrati di MIB da meningococco C nel trienno 2014-2016 sono i seguenti:
2014 | 2015 | 2016 |
16 | 8 | 11 |
L'emergenza, come dico lo stesso Ministero, è solo mediatica.
Questo non significa che noi non siamo sensibili alle richieste dei cittadini anche se fondate sulla paura scatenata dalle notizie allarmistiche divulgate dai mass media; quello che non accettiamo è che la parte pubblica, per rispondere alle ansie immotivate della popolazione, ci chieda di accollarci un ulteriore carico burocratico con conseguente dispendio rilevante di tempo sottratto alla clinica, di trasformarci in una sorta di esattori delle tasse e di integrare la nostra copertura assicurativa legata al rischio vaccinale senza prevedere un adeguato compenso.