Qualcuno ci ha definiti oltranzisti, privi di pragmatismo, incaponiti su una posizione sterile che cozza con l’arte del fare sindacato, addirittura hanno accostato la nostra politica sindacale all’agire di Don Chisciotte.

Noi ci riteniamo semplicemente coerenti.

Siamo convinti di vivere e lavorare in Italia e non nella Repubblica Autonoma Lombarda e, di conseguenza, riteniamo che le leggi dello Stato Italiano debbano essere rispettate sempre, senza se e senza ma, da tutti ed in particolare da chi temporaneamente occupa le Istituzioni Regionali.

Noi sosteniamo nel nostro ricorso che Regione Lombardia abbia applicato la legge 23/2015 invadendo territori che non sono di sua competenza ed in questo modo violando l’art. 117, III comma, della Costituzione.

Apprendiamo con soddisfazione che anche il Governo se n’è finalmente reso conto ed ha impugnato alla Corte Costituzionale la riforma della sanità lombarda del 2015 ove introduce una «autonomia progressiva» per i medici specializzandi negli ospedali. Secondo il Consiglio dei Ministri l’art. 34 “contrasterebbe con i principi fondamentali della legislazione statale in materia di professioni e tutela della salute, e violerebbe l'articolo 117, III comma, della Costituzione (competenze delle regioni) oltre che i principi di ragionevolezza (art 3, offerta di prestazioni coerenti con le finalità di cure "uguali" a tutti i cittadini) e buon andamento della pubblica amministrazione (art 97)”.

L’evidente strabismo del Governo Italiano, che a suo tempo non ha visto nelle delibere impugnate dal Simet le stesse violazioni cha ha invece visto oggi con riferimento all’articolo 34, probabilmente ha delle motivazioni politiche che non intendiamo approfondire in questo articolo, ci limitiamo semplicemente ad affermare che Paolo Gentiloni non è uomo da compromessi al servizio del proprio interesse politico ma Uomo delle Istituzioni al servizio dello Stato.

Insieme alle delibere regionali sulla cronicità, abbiamo deciso di impugnare anche il paragrafo dell’AIR 2018 “REMUNERAZIONE PAI”.

Ogni legge, per trovare compiuta applicazione, necessita dei decreti attuativi; in Regione Lombardia le delibere sulla cronicità rappresentano il mezzo con cui applicare parte della legge 23/2015.

Contrariamente a quanto sostenuto da altri, noi riteniamo che nel sopra citato paragrafo, e più precisamente quando si precisa che “per ogni PAI eseguito, …., nel contesto e con le modalità del modello organizzativo regionale di presa in carico del paziente cronico e fragile adottato in attuazione dell’articolo 9 della legge regionale sperimentale 2/2015 e validato dall’ATS di riferimento" ci siano chiari ed inequivocabili riferimenti alle delibere impugnate davanti al TAR (e questo è il motivo per cui il PAI sarà pagato solo ai medici gestori e co-gestori).

La nostra non è solo una battaglia per la difesa del ruolo e delle funzioni del medico di medicina generale ma anche, e soprattutto, una battaglia in difesa del principio di legalità senza il quale parlare di democrazia non ha nessun senso.

   

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